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IL FESTIVAL DELLE NO AZIONI

Le tipicità anche quelle musicali, si sa è un tema che va di moda, oscillano da una bocca all'altra, da direttori di festival a musicisti più o meno affermati (no direttori di conservatori ne accademici per loro le tipicità hanno una cronologia definita non arrivano al1909 e non superano la Germania), ma a ben vedere nelle programmazioni di alcuni festival non sempre si fanno scelte commisurate al progetto dichiarato. La tipicità infatti è sovente intesa come un'identità di un territorio più o meno circoscritto, financhè di una nazione, eppure in alcuni casi, alcuni festival pur dichiarandosi tematicamente consoni all'indagine musicale di un territorio nazionale, nei fatti propongono scalette in cui gli eventi di punta esulano da quelli che sono i propositi iniziali. E allora capita di vedere programmi in cui interernetional stile poppeggiante domina e ti ritovi a distanza di pochi chilometri da un territorio all'altro. Hevia - Noa - Bregovic per fare degli esempi, ospiti d'onore di un contesto assolutamnete alieno da quello preventivato, magari solo perchè il produttre di turno ha necessità di piazzarli e fa lo sconto. Poco importa se il festival è dedicato ad una nazione che non appartiene al tema che hai scelto perchè è presentato come evento e l'evento nell'Italia di oggi ha diritto di precedenza un po' come le grandi opere fatte in urgenza senza rispettare le regole tradizionali. In barba dunque ad ogni proposito progettuale ed educativo si fa l'evento tanto la gente mica si accorge ed anzi è più contenta perchè si porta il NOME. Il nuovo idolo moderno è infatti il NOME di richiamo la grande star che raccoglie il popolo BUE, un dio sul quale sacrificare lo stesso progetto culturale che si è pensato salvo però rievocarne lo spirito davanti ai media. Il buon direttore spiegherà che un festival del genere è unico perchè rimarcano le identità nazionali musicali di un paese e lo portano a conoscenza di un vasto pubblico. Peccato non sia cosi!! peccato che ciò che mi pare di vedere siano vecchie istituzioni in mano a vecchie persone che tentano di rinnovare con vecchi metodi faciloni senza seminare nulla su i teritorri nei quali agiscono, d'altra parte non si può pretendere da festival che danno ampio spazio a musltinazionali, dedicandogli pure incontri didattici discutibili.. Ciò che mi pare di vedere sono delle No Azioni che si manifestano attraverso a delle No Scelte per alimentare un pubblico ad un non ascolto ma semplicemente ad una stereotipata rirpoposizione di un modello globale giocato su consonanze armoniche tonali. La domanda allora è che senso ha farli?? soprattutto se non si riesce a seminare nulla che sia veramente efficace per un'analisi crittica dell'ascotlo, lo sitmolare alla rifessione magari attraverso la conoscnza storica di certa musica sorta in un certo territorio. non sarebbe più saggio impegare tempo e risorse a far si che certe tradizioni territoriali non si perdano e magari su quelle costruire un ponte con la contemporaneità? Faccio un 'esempio le musica Cilentane patrimonio infinito e antichissimo di canti di origine greca che si ri fa a certi modi ellenici che impiegnao quarti di tono e che rompono ante litteram l'accademismo sette - ottocentesco proporsto in modo stucchevole e stancante dei bravi professori di conservatorio ancorati a concezioni tonalistiche e positiviscihe della musica. I famosi puri (che puri non sono) castrano la vivacità creativa della musica riproponendo stanche nozioni legate ad una concezione culturale lontana dall'oggi e che solo un costante bombardamneto nei media di tonalismi II - V - I o IV -V-I in vari generi dalla classica al pop fa si che non si riesca a cogliere la musica più naturale che c'è e che è anche la piu antica e allo stesso tempo incarna una delle branche di più vivida sperimentazione sonora contemporanea come quella portata avanti da molti autori contemporanei che non hanno pubblico proprio perche non si è abituati a sentire certi modi che ci appaio stonati. in quesot modo si ha un blocco di potere di certa musica classica rock pop in chiave tonale e contestualmente una perdita di tradizioni antichissime come canti popolari regionali e la perdità dell'identità contemporanea che rinuncia alla sperimentazione. Meglio evitare i festival delle No Azioni o magari ripensarli veramente.

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