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BLU E BOLOGNA. MA QUALE AUTOGOL!!! VIA LE MANI DALLA CITTA'.

Quello di Blu (artista la cui identità resta anonima) è probabilmente l'atto più significativo di questo decennio di arte italiana. Infatti dopo la decisione degli organizzatori della mostra Street Art. Banksy & Co. – L’arte allo stato urbano, promossa da Genus Bononiae, con il sostegno della Fondazione Carisbo (inagurazione a Bologna il 18 marzo 2016), di staccare i principali lavori di street art presenti nel capoluogo emiliano e inserirli in un contesto espositivo, l'artista di Senigallia, tra i più importanti al mondo, ha deciso di coprire i lavori che in vent'anni ha realizzato nei luoghi più degradati della città.

Un gesto di coerenza sempre più raro oggi, che da valore non solo all'artista e alla sua opera, ma ad un pensiero che spero possa nuovamente riaccendersi e stimolare questa sopita società dei consumi. L'azione cosi estrema di Blu non è provocazione o capriccio d'artista, ma si pone come vera manifestazione di dissenso frontale e contrario alle logiche di potere dominanti. Egli ha capito e dimostrato, che per sottrarsi allo schiacciasassi del sistema dell'arte - che poi è gestito dalle stesse logiche che imprigionano la società odierna, fatta di interessi economici, dirette da élite finaziarie e gruppi massonici, la cui luce si è offuscata da tempo dietro l'inarrestabile ambizione di potere - bisogna rischiare del proprio e lo fa sacrificando non l'opera, che resta, seppure nascosta e comunque documentata, ma l'idea che sottende l'opera, cioè il significato per la quale è sorta.

Blu non accetta che la creatività, messa a disposizione di tutti attraverso un murale, che è esso stesso azione anarchica e contraria alla logica del pensiero unico, possa essere cosa per pochi, oggetto di arricchimento o status economico di un ceto sociale privilegiato.( D'altronde se si fosse tenuto conto del contesto dell'opera oggi avremmo molte più opere in Italia nei loro contesti d'origine con buona pace per il Louvre ed altri musei).

L'azione di oggi (12 marzo 2016) apre scenari nuovi, ideologici e politici oltre che artistici. Blu ricoprendo le sue opere non cela al pubblico, ma sottrae al mercato ciò che il mercato vuole (la merce) e allo stesso tempo tutela il pensiero primigenio della sua opera. Bologna ha dimostrato di non essere in grado di cogliere il senso più profondo della street art, di non saperla gestire e di non saper accettare l'autenticità di un'arte che per natura nasce per un contesto pubblico e volutamente libero da certe logiche. Blu, come farebbe un qualsiasi altro artista degno di questo nome, davanti a questa manifesta incompetenza, ha portato via la sua opera. Giusto cosi!!

La stessa logica andrebbe applicata a chi ha dimostrato arroganza nel gestire una simile situazione, a partire da i membri dell'amministrazione pubblica, che hanno dato il loro consenso alla mostra e al distacco delle opere, al curatore della mostra che dovrebbe fare un onesto mea culpa su di un progetto evidentemente sbagliato dall'inizio, ma soprattutto la Fondazione Caribo e i suoi vertici, che invece di finanziare mostre del genere potrebbe aiutare e incentivare i tanti giovani artisti italiani, agevolandone il lavoro e la ricerca. Ora al pari delle opere di Blu anche questi soggetti andrebbero celati e gli andrebbe chiesto un doveroso passo indietro.

C'è anche un altro tema che l'artista ha evidenziato ed è il tempo dell'opera. La società contemporanea non è capace di accettare che c'è un tempo per tutto e quindi una fine per tutto. La logica del restauro del mantenimento, della conservazione sempre e comunque, in ogni contesto sopra ogni regola è deprimente e toglie all'arte il tempo che è invece parte essenziale dell'opera, facendola diventare un feticcio, un oggetto da venerare e santificare come una reliquia. L'arte è una manifestazione dell'umano e l'umano non è eterno cosi ciò che produce, Blu ha stabilito un tempo per le sue opere che può essere il degrado naturale della superfice o come ha fatto oggi una consapevole canellazione. L'opera in questo caso non più oggetto è diventata eternità

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In definitiva credo che Blu a Bologna ha segnato la via per un riscatto dell'arte, tracciando una via che apre scenari nuovi e chissà forse contribuirà a ripensare anche l'odierna società.

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