Ennio Morricone: il congedo dal pubblico
Quello di ieri sera è uno di quegli eventi che non bisognava perdere e così è stato, l'ultimo concerto della sessantennale carriera di uno dei compositori italiani più noti al mondo Ennio Morricone - novant'anni compiuti a novembre- che ha scelto Lucca per congedarsi dal proprio pubblico. Un concerto che la fortuna ha voluto si potesse assiste dalla seconda fila in un contesto in cui avranno preso parte non meno di 10.000 persone, ma forse di più, sotto una delle giornate più calde di quest'estate 2019, con un orchestra e un coro che nell'insieme avranno raggiunto i 100 elementi. Il maestro ha fatto il suo ingresso alle 9.30 accolto da un lungo applauso si è accomodato sul podio su una seggiola e ha iniziato a dirigere per l'ultima volta le sue musiche, una serena concentrazione, che non lasciava trasparire alcun rimpianto per la decisione di chiudere la propria carriera artistica, è rimasta scolpita sul volto del maestro fino all'ultimo bis.
Due ore di concerto con una pausa in cui Morricone ha salutato il suo pubblico lasciando in eredità al mondo la sua musica, la sua geniale creatività che bene si sposa con le formazioni orchestrali sinfoniche. Un modo forse non più attuale di scrivere, oggi le grandi orchestrazioni sono in crisi rimpiazzate da più agevoli ed economici raggruppamenti, infatti con l'addio alle scene di Morricone si chiude una parentesi del novecento che è giunta fino a noi e che forse chiude idealmente tutta la tradizione sinfonica italiana ed europea dall'ottocento ad oggi, credo che ne sentiremo la mancanza, come sentiremo la mancanza di quei temi epici che hanno accompagnato i frame pensati e montati da grandi registi del cinema italiano ed internazionale. Film come "Per un pugno di dollari", "Il buono, il brutto, il cattivo" e "C'era una volta il West" di Sergio Leone, "Sacco e Vanzetti" di Giuliano Montaldo, "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" e "La classe operaia va in paradiso" di Elio Petri, "Mission" di Roland Joffé, "Gli intoccabili" di Brian De Palma e "The hateful eight" di Quentin Tarantino sono tornati alla mente alla prima inconfondibile nota, testimoniando come la musica di Morricone sia non solo nella memoria collettiva delle persone ma un vero e proprio patrimonio immateriale dell'umanità. Ascoltando con attenzione questi temi, così carichi di tensione, ci si renderà conto di quanta modernità vi sia dentro e di come Morricone sia riuscito a dare una nuova interpretazione dell'orchestra sinfonica, facendola dialogare con sperimentazioni elettroniche, di cui fu egli stesso un praticante negli anni sessanta assieme a Maderno Nono e Berio, e di quella unica capacità epifanica, onomatopeica che solo nelle sue composizione affiora in modo chiaro e deciso. Morricone ha segnato un percorso ricco e riconosciuto da premi internazionali (due oscar uno alla carriera, tre Gramy e tre Golden Globe) e dall'affetto del pubblico; il problema ora è chi seguiterà quella via e in che modo? All'orizzonte si scorgono solo poche e vaghe ombre ma forse la vista è annebbiata dalla polvere che si è alzata dalla lunga cavalcata durata sessant'anni che il maestro ha lasciato dietro di se. Nell'attesa non ci resta che ringraziare e silenziosamente ascoltare.