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Breve storia di Bella Ciao

Ci sono, e ci sono stati, tanti modi per raccontare una data simbolo come il 25 aprile 1945, una data che a distanza di 75 anni ancora oggi risulta divisiva in quanto vi confluiscono, e spesso si confondono, le ragioni di una memoria storica con azioni e pensieri di ideologie contemporanee.

Noi abbiamo deciso in questa pagina, di raccontare il 25 aprile pubblicando il testo originale della canzone “Bella Ciao” divenuto l’inno della lotta partigiana di liberazione. Infatti non è noto a tutti, ma la struttura melodica della canzone deriva da un’antica canzone popolare, che secondo il musicologo Roberto Leydi, ha origine in alcune zone del nord Italia, in particolare nel Trentino, e prima di essere adottata dai Partigiani che ne presero la melodia cambiando il testo, la canzone era una sorta di vecchia filastrocca per bambini e si intitolava “La mi nòna l’è vecchiarella”. Una delle tante canzone dialettali che un tempo si cantavano ai più piccoli per stimolarli sui valori di una società prettamente rurale e popolare. In questo caso il testo vede protagonista un bambino invitato dalla nonna ad andare a prendere l’acqua alla fontanella per dissetare la vecchia signora. Il bambino pone resistenze perché l’acqua lo bagnerebbe. Allora la nonna convince il nipote ricorrendo ad uno stratagemma, promettendo come risarcimento per la bagnatura un compenso economico. Il nipote riflette sul valore del lavoro e del denaro e convinto della buona azione e della ricompensa, parte a prendere l’acqua. Tutto il racconto veicola i valori virtuosi della cultura popolare: l’assistenza ai più anziani, il lavoro e la giusta ricompensa. Ogni strofa è intervallata da un motivo ricorrente della nonna che saluta il nipote “le mi fa ciau ciau ciau”, ritornello che, poi dopo il 1945, nella versione partigiana diventa il saluto del partigiano alla giovane fidanzata alla quale, il partigiano, prima di partire per la guerra di resistenza, gli chiede la promessa che in caso lo uccidano, lei dovrà seppellire il suo corpo nelle montagne dove trovavano rifugio anche i suoi compagni. Il saluto della nonna della prima versione, si trasforma nella seconda, in un saluto speranzoso di un nuovo incontro alla giovane fidanzata: “O bella ciao, bella ciao, bella ciao ciao ciao!”.

“Bella ciao” non è certo l’unica canzone della resistenza che prende spunto dalla cultura popolare in cui si sfrutta la metrica melodica cambiando le parole per racconta altri fatti di cronaca. Una delle poche che invece ha una melodia originale, scritta dopo la resistenza, è “Oltre il ponte” l’ autore del testo è Italo Calvino.

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